Nata a Bergamo nel 1926 in una famiglia borghese, avverte subito la voglia di divenire scultrice: spinta da questo desiderio, prepara e supera con successo l’esame d’ammissione all’Accademia di Brera. Tuttavia, le aspettative familiari dell’epoca la spingono a scegliere la via del matrimonio e così, nel 1947, a 21 anni, si sposa, rinunciando alla carriera artistica sognata.
Verso la fine degli anni ’50, dopo aver lavorato per alcuni anni come sarta, scopre la fotografia, mezzo che inizia ad esplorare in ambito familiare, ritraendo i suoi bambini e la sua cerchia di amici. Riconoscendo il suo talento, il padre le vende una delle sue macchine fotografiche professionali – una Rollei – con la quale scatterà le sue prime pellicole. Nel 1960, chiede il permesso di fotografare le prove dello spettacolo Niente per amore, messo in scena da Franco Enriquez, al Teatro Manzoni di Milano. Le sue foto piacciono a Enriquez, il quale gliene chiede subito alcune da dare in stampa ai giornali: senza sapere ancora come si sviluppa un rullino, Carla Cerati diventa fotografa professionale.
Nel corso degli anni ’60, esplora il mondo a lei circostante, presentando poi le sue fotografie ai maggior periodici illustrati del tempo, quali L’Illustrazione Italiana, Vie Nuove, L’Espresso, Du, Leader. Guidata dalla sua curiosità e dal suo occhio critico, fotografa la gioventù degli anni ’60, i volti e i luoghi del settore industriale, una Milano in pieno cambiamento. Nel 1965, parte da Milano in macchina con l’idea di raggiungere la punta estrema della Sicilia: il viaggio darà nascita a diversi servizi fotografici – Maghi e streghe d’Abruzzo, Sicilia uno e due, entrambi poi pubblicati su Leader – e alla cartella fotografica Nove Paesaggi Italiani, con design di Bruno Munari e presentazione di Renato Guttuso.
In cerca di ‘dramma’ e di passioni, si avvicina al teatro. Raggirandosi discretamente fra le quinte, fotografa gli eventi più eccitanti del mondo dello spettacolo di quegli anni. Attratta, poi, dai volti delle figure culturali del tempo, diventa un’assidua frequentatrice della Libreria Einaudi di via Manzoni a Milano, dove – silenziosamente, fra la folla – ritrae i più grandi nomi del mondo culturale italiano del Dopoguerra.
In tutta la lunga carriera, Carla Cerati documenta la sua analisi sociale della realtà, la sua osservazione dei comportamenti umani, partecipazione come presa di coscienza del momento storico in cui si trova coinvolta a vivere.
“Ho cominciato a fotografare nel ’60, la spinta è stata nel cercare una realtà più interessante che non fosse il piccolo mondo che mi stava attorno: i bambini, gli amici. Con una Rollei che mi aveva venduto mio padre, ho avuto l’occasione di fare la fotografa di scena di una commedia di Enriquez al quale le mie foto sono piaciute e me le ha comperate. Per sei mesi ho frequentato anche un circolo fotografico, ma non l’ho trovato interessante”.
Carla Cerati
Nata a Bergamo nel 1926 in una famiglia borghese, avverte subito la voglia di divenire scultrice: spinta da questo desiderio, prepara e supera con successo l’esame d’ammissione all’Accademia di Brera. Tuttavia, le aspettative familiari dell’epoca la spingono a scegliere la via del matrimonio e così, nel 1947, a 21 anni, si sposa, rinunciando alla carriera artistica sognata.
Verso la fine degli anni ’50, dopo aver lavorato per alcuni anni come sarta, scopre la fotografia, mezzo che inizia ad esplorare in ambito familiare, ritraendo i suoi bambini e la sua cerchia di amici. Riconoscendo il suo talento, il padre le vende una delle sue macchine fotografiche professionali – una Rollei – con la quale scatterà le sue prime pellicole. Nel 1960, chiede il permesso di fotografare le prove dello spettacolo Niente per amore, messo in scena da Franco Enriquez, al Teatro Manzoni di Milano. Le sue foto piacciono a Enriquez, il quale gliene chiede subito alcune da dare in stampa ai giornali: senza sapere ancora come si sviluppa un rullino, Carla Cerati diventa fotografa professionale.
Nel corso degli anni ’60, esplora il mondo a lei circostante, presentando poi le sue fotografie ai maggior periodici illustrati del tempo, quali L’Illustrazione Italiana, Vie Nuove, L’Espresso, Du, Leader. Guidata dalla sua curiosità e dal suo occhio critico, fotografa la gioventù degli anni ’60, i volti e i luoghi del settore industriale, una Milano in pieno cambiamento. Nel 1965, parte da Milano in macchina con l’idea di raggiungere la punta estrema della Sicilia: il viaggio darà nascita a diversi servizi fotografici – Maghi e streghe d’Abruzzo, Sicilia uno e due, entrambi poi pubblicati su Leader – e alla cartella fotografica Nove Paesaggi Italiani, con design di Bruno Munari e presentazione di Renato Guttuso.
In cerca di ‘dramma’ e di passioni, si avvicina al teatro. Raggirandosi discretamente fra le quinte, fotografa gli eventi più eccitanti del mondo dello spettacolo di quegli anni. Attratta, poi, dai volti delle figure culturali del tempo, diventa un’assidua frequentatrice della Libreria Einaudi di via Manzoni a Milano, dove – silenziosamente, fra la folla – ritrae i più grandi nomi del mondo culturale italiano del Dopoguerra.
In tutta la lunga carriera, Carla Cerati documenta la sua analisi sociale della realtà, la sua osservazione dei comportamenti umani, partecipazione come presa di coscienza del momento storico in cui si trova coinvolta a vivere.
“Ho cominciato a fotografare nel ’60, la spinta è stata nel cercare una realtà più interessante che non fosse il piccolo mondo che mi stava attorno: i bambini, gli amici. Con una Rollei che mi aveva venduto mio padre, ho avuto l’occasione di fare la fotografa di scena di una commedia di Enriquez al quale le mie foto sono piaciute e me le ha comperate. Per sei mesi ho frequentato anche un circolo fotografico, ma non l’ho trovato interessante”.