Claudia Andujar, nata nel 1931 in Svizzera, raggiunse il Brasile nel 1955. Nel 1971, durante un reportage per il magazine «Realidade», scoprì il popolo e la cultura Yanomami e ne sposò la causa: alla fine degli anni ’70 le terre degli Yanomami erano minacciate dalle operazioni di disboscamento della foresta amazzonica e di espansione agricola portate avanti dal governo brasiliano. Nel 1978, la fotografa partecipò alla creazione della Commissão Pro-Yanomami per la difesa delle terre degli indigeni.
L’attualità degli ultimi mesi, con gli incendi devastanti dell’estate scorsa, ha mostrato che il problema resta grave ancora oggi (ne testimonia anche il reportage di Tommasi Protti presentato alla Mep).
La Andujar ha posato il suo sguardo sulla vita di questo popolo lasciando una testimonianza al contempo poetica e documentaristica, giocando sui chiaroscuri e i piani ravvicinati. Ha sperimentato anche tecniche nuove, per esempio applicando un leggero strato di vaselina sull’obiettivo per dare una dimensione surrealista agli scatti dei rituali sciamanici.
Claudia Andujar
Claudia Andujar, nata nel 1931 in Svizzera, raggiunse il Brasile nel 1955. Nel 1971, durante un reportage per il magazine «Realidade», scoprì il popolo e la cultura Yanomami e ne sposò la causa: alla fine degli anni ’70 le terre degli Yanomami erano minacciate dalle operazioni di disboscamento della foresta amazzonica e di espansione agricola portate avanti dal governo brasiliano. Nel 1978, la fotografa partecipò alla creazione della Commissão Pro-Yanomami per la difesa delle terre degli indigeni.
L’attualità degli ultimi mesi, con gli incendi devastanti dell’estate scorsa, ha mostrato che il problema resta grave ancora oggi (ne testimonia anche il reportage di Tommasi Protti presentato alla Mep).
La Andujar ha posato il suo sguardo sulla vita di questo popolo lasciando una testimonianza al contempo poetica e documentaristica, giocando sui chiaroscuri e i piani ravvicinati. Ha sperimentato anche tecniche nuove, per esempio applicando un leggero strato di vaselina sull’obiettivo per dare una dimensione surrealista agli scatti dei rituali sciamanici.